L’argomento più ricorrente nelle sale riunioni delle imprese più moderne è l’inclusività. Si tratta della tendenza ad estendere a quanti più soggetti possibili il godimento di un diritto o la partecipazione a un sistema o a un’attività. È davvero fondamentale che all’interno di ogni azienda, infatti, si sviluppi una cultura che permetta a tutti i dipendenti di avere successo e di esprimersi sul posto di lavoro secondo la loro piena identità, rispettando l’individualità.
L’inclusività, oltre ad essere essenziale nel supporto emotivo e sociale di ogni dipendente, in quanto persona, agevola la crescita e trattiene la forza lavoro di un’azienda.
Da dove si comincia?
Per capire come i dipendenti di ogni estrazione si sentono e percepiscono la tua cultura organizzativa, analizza i dati di contesto della tua attività, per risolvere le problematiche più presenti.
Ecco qualche esempio: secondo i report del 2019, in Italia solo il 23,3% delle donne lavorano nelle grandi aziende, l’1,29% dei lavoratori di origini straniere e solo un neolaureato su due (circa il 58,7%) riesce ad essere assunto. La diversità generazionale, culturale e di genere sembra essere davvero al minimo ed è proprio qui che bisogna innescare un cambiamento, investendo in attività e progetti più inclusivi.
Il D&I driven
Non tutte le aziende si sentono pronte a partire in questo senso perché temono le conseguenze sul proprio business di un assetto inclusivo e di come l’attività verrebbe percepita esternamente. Niente di più infondato!
Adottare un approccio tendente all’inclusività comporta, in primis, un vantaggio competitivo: la condivisione del posto di lavoro tra dipendenti di appartenenti a quelle che sono state definite 7 diverse aree (genere e identità di genere, disabilità, età, etnia, orientamento sessuale e affettivo, status socio-economico, religione o credo) significa tante idee e punti di vista differenti che si incrociano e si confrontano, dando vita a creatività, innovazione e spunti del tutto unici.
Non solo: valorizzando le differenze individuali, l’impegno si traduce in una migliore comunicazione che si riversa nel linguaggio social, nei prodotti e nei servizi.
La combinazione di etica e affari produce senza dubbio effetti positivi se pensiamo al fatto che l’88% degli utenti preferisce aziende inclusive e che queste ultime hanno registrato una crescita del 23% grazie all’adozione di un approccio inclusivo.
Ciò avviene proprio perché i prodotti e i servizi offerti da un’azienda che segue il D&I driven rispecchiano i gusti, le esigenze e i bisogni di un pubblico dalle mille sfaccettature differenti.
Il segreto, infatti, sta proprio nella comprensione della ricchezza della diversità e nel profondo valore etico nel portare avanti una mentalità inclusiva, oltre ai benefici che si riscontrano con essa dal punto di vista del business.
Come fare marketing inclusivo
È più semplice di quanto credi! Comincia ad individuare le mancanze e le cose da migliorare, per capire a che livello ti trovi. Attenzione però: per un restart di successo, non basta solo rivoluzionare le strategie o adottare nuovi strumenti digitali, come le piattaforme di automazione! Quiple è un ottimo alleato per semplificare i processi e per seguire i tuoi clienti, in un’unica piattaforma, ma per una mentalità inclusiva, che coinvolga l’intero personale, occorre essere una buona guida orientata al D&I driven; riorganizza tutti i processi e le competenze e intervieni laddove non siano compatibili con un approccio inclusivo.
Progetta nuove attività, training, briefing e, se necessario, inserisci la figura di un coach individuale; non possono mancare gli strumenti di misurazione della consapevolezza e dei comportamenti che man mano tutti dovranno adottare per un clima lavorativo sereno e alla portata di tutti, come sondaggi interni o colloqui singoli. Stabilisci nuovi obiettivi, stimola l’interazione tra il tuo team e goditi i risultati dell’I&D driven.
