Sapevi che i risultati di ricerca che un utente vede oggi possono essere influenzati da elementi che ha cercato su Google settimane, mesi o addirittura anni fa?
Ebbene sì, la cronologia delle ricerche influenza il fattore ranking di Google, generando risultati di ricerca su misura! In poche parole, il nostro passato su Google ci segue e non ci abbandona mai, anzi, fornisce i dati utilizzati dagli algoritmi per generare risultati personalizzati.
Cosa significa?
Ogni utente vedrà SERP diverse per la stessa query, poiché le posizioni in classifica per gli URL potrebbero variare dalla ricerca di una persona a quella di un’altra.
Funziona così: quando un utente accede al proprio account, Google raccoglie l’attività web e app poiché la raccolta dei dati è attivata per impostazione predefinita. I dati vengono raccolti per comprendere meglio gli interessi di una persona in modo che Google possa offrire esperienze più personalizzate (ad es. risultati di ricerca, pubblicità). Dunque può accadere che due utenti cerchino la stessa cosa contemporaneamente e ottengano risultati molto diversi: questo però sembrerebbe limitare l’esposizione degli utenti a nuove fonti, idee e punti di vista.
Facciamo chiarezza:
Nel 2007 Google confermò che la cronologia delle ricerche degli utenti sarebbe stata un fattore di ranking annunciando “Cerchiamo costantemente di migliorare la qualità dei tuoi risultati di ricerca. Uno dei modi in cui affrontiamo questo problema è personalizzare la tua esperienza di ricerca. Dopotutto, sei l’unico che sa davvero cosa stai cercando.”
Da allora, Google ha continuato a personalizzare i risultati di ricerca fino ad oggi, ma smentisce le insinuazioni circa le quali si sarebbe venuto a creare una sorta di effetto “filtro” perché i risultati di ricerca non sono sempre personalizzati e qualora lo siano, l’impatto non è così drastico: i risultati non sono poi così diversi da persona a persona, anzi appaiono molto simili tra loro, come se qualcuno li vedesse senza personalizzazione.
Come puoi evitare di influenzare il ranking?
Anche se abbiamo precisato che si tratta di un impatto molto leggero che influenza la personalizzazione dei risultati, per evitare di lasciare memoria delle proprie ricerche, basta attivare la funzionalità “ricerca in incognito” in una nuova finestra di navigazione per constatare che non ci sarà alcuna attività basata sull’account utilizzata per fornire i risultati; dopodiché potrai confrontare quei risultati con una SERP da un’altra ricerca effettuata. E, in ogni caso, chiunque desideri disattivare la personalizzazione utilizzando l’attività basata sull’account può farlo dalle impostazioni Attività web e app nel proprio account Google.
Continua a seguirci per scoprire le ultime novità!